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Essere grandi in una favela.

07/08/2016

La mattina seguente la cerimonia d’apertura dei giochi olimpici di Rio 2016, anche noi abbiamo dato avvio alla nostra personale olimpiade.
Siamo stati nel quartiere di Cidad de Deus, uno dei più pericolosi e degradati della città, a fare animazione e attività sportiva con una cinquantina di bambini della scuola elementare Alphonsus de Guimaraes.
Sono partito per questa nuova avventura con un obiettivo preciso: non fare previsioni, non avere aspettative….penso che questo sia il modo migliore per farti arrivare dritto al cuore il sorriso di un bambino di nove anni che vede in un pallone uno strumento tanto potente da poter cancellare, anche solo per un attimo, il contesto che lo circonda.
Prima di oggi non ero mai entrato in una favela, neanche sapevo come potesse essere fatta….arrivare in quel campetto in cemento, trovare cinquanta bambini in fila ad aspettarci e accoglierci con sorrisi fantastici, farli ballare e giocare a calcio mi ha travolto emotivamente.
Quei bambini hanno un sogno,lo si legge nei loro occhi: lasciare che un pallone di calcio salvi la loro vita. Noi non possiamo capire cosa voglia dire per loro tutto ciò, abbiamo avuto la fortuna di crescere in un contesto completamente diverso…quello che possiamo fare è dimostrare a loro che dall’altra parte dell’oceano ci sono persone che hanno a cuore i loro sogni e si mettono in gioco per far sentire questi bambini i veri vincitori di queste olimpiadi.
Ho imparato molto ieri, tutto mi è stato insegnato da uomini molto molto piccoli….solo di età e statura!!!

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